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Smart Working: Ma possibile che non se ne comprendano le reali potenzialità?

16 Febbraio 2022
- Di
Rossano
Tempo di lettura: 2 minuti

SMART WORKING - Da tempo molti professionisti del digitale e della comunicazione hanno compreso il grande fermento a livello internazionale sulla gestione del lavoro da remoto e mettendosi a creare soluzioni per renderlo più efficiente.

Come è possibile non rendersi conto delle potenzialità dello smart working in un momento in cui, anche ma non solo sulla spinta della pandemia, si sono ottimizzate le potenzialità di questo strumento?

Ma possibile che non ci accorgiamo delle potenzialità del 3D? 

Il tema di questo nuovo appuntamento con “Ma Possibile che?” arriva dal dibattito istituzionale in corso anche in Italia sul protocollo per normare lo smart working. Non si deve confondere il lavoro in presenza e il cosiddetto lavoro agile, ma fare una riflessione più profonda.

Dalle grande potenzialità che ci offrono le ambientazioni 3D non dobbiamo cogliere solo l’immediatezza del collegarci con le persone, con i colleghi. La sfida intellettuale è quella di comprendere che alcune attività professionali attraverso lo smart working possono aumentare la produttività, mentre altre no.

Smart working non significa evadere le richieste del proprio datore di lavoro in assenza di contatto umano seduti di fronte al pc di casa propria. Invece proprio individuando le tipologie di attività che si prestano ad essere potenziate attraverso gli eventi virtuali e ibridi saremo in grado di affidare al lavoro da remoto il giusto spazio nel percorso di ogni singola azienda.

In più con esso si assottigliano le differenze e le opportunità di crescita di una multinazionale rispetto ad una piccola o media impresa. E’ il grande messaggio della rivoluzione di internet che porta con sé sempre nuove rivoluzioni: cercare di fornire le medesime opportunità a tutti. In questo caso la multimedialità e la crossmedialità creano ponti laddove sarebbe difficile trovarli, mettendo in collegamento professionisti ed imprenditori per mettere a punto una nuova idea di futuro.

Lo smart working può anche essere un passo verso una vita più felice in cui armonizzare lavoro e tempo libero? 

Uno spunto interessante arriva anche dalle pagine del Corriere della Sera che spiega, dati alla mano, che in Italia quasi il 46% dei lavoratori vorrebbe continuare a svolgere la propria attività in modo agile. Il fattore più significativo è anche che 4 lavoratori su 10 sarebbero pronti a lasciare la vita frenetica delle grandi città per spostarsi in luoghi immersi nella natura e continuare la loro professione da lì. Questo porta alla luce il grande bisogno di un “work-life balance”, che da tempo sacrifichiamo per l’ambizione della carriera. Il tanto agognato equilibrio tra la qualità della vita e la volontà di scalare la piramide aziendale può essere davvero raggiunto. 

Avere strumenti altamente tecnologici che permettano di svolgere il lavoro da remoto al massimo delle potenzialità vorrà dire fornire nuove prospettive di vita per milioni di persone. Questo aspetto sociale non è affatto da sottovalutare.

L’esperienza della mia azienda

Con il mio team aziendale sto lavorando molto sulla realizzazione di uffici virtuali, i cui corridoi potremmo percorrere ognuno con il proprio avatar. Attraverso il confronto con gli altri partecipanti sarà quindi possibile ricevere informazioni sui servizi offerti, sfogliare i cataloghi disponibili, inviare una mail agli uffici, visualizzare video promozionali e presentazioni aziendali. Inoltre si potranno conoscere da vicino le skills professionali di ogni consulente dello studio. Per scegliere a quale professionista affidarsi basta avvicinarsi ad uno schermo e leggere la descrizione.

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