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Cosa ci insegna lo scandalo Qatar in Europa

15 Dicembre 2022
- Di
Massimiliano
Massimiliano Sammarco scandalo Parlamento Europeo Qatar
Tempo di lettura: 4 minuti

SCANDALO PARLAMENTO EUROPEO QATAR - Colleghiamo gli ultimi fatti dello scandalo Qatar in Europa dei sacchi di soldi all’inchiesta “Panama Papers” che  mise in fila operazioni messe in atto da 14 società internazionali incaricate da clienti facoltosi nel gestire capitali miliardari.

Analisi dello scandalo che ha coinvolto il Parlamento Europeo e il Qatar

Nella maggior parte dei casi l’attività principale era stata creare strutture «offshore» e «trust» in paradisi fiscali come Panama, Dubai, Isole Cayman e in paesi deve la riservatezza mette al riparo da controlli fiscali, come Monaco e Svizzera.

Le carte di cui il consorzio era venuto in possesso sono 12 milioni di documenti, ottenuti da 14 compagnie di servizi finanziari in Paesi come le isole Vergini britanniche, Panama, Belize, Cipro, Emirati Arabi Uniti, Singapore e Svizzera.

Corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale; ma nella maggior parte dei casi, secondo la «Bbc», i documenti avevano dimostrato l'utilizzo di società segrete per acquistare beni — anche in modo legale — di nascosto, nel Regno Unito ed altrove.

Sarebbero state 95 mila le società offshore dietro questi acquisti, ad evidenziare un fallimento del governo di Londra nel predisporre un registro delle proprietà offshore nonostante gli annunci ; e qui possiamo anche leggere Olanda , Irlanda , Lussemburgo, Svizzera e Malta.

Il collegamento tra lo scandalo del Parlamento Europeo e il Qatar con il “Panama Papers"

C’è quindi un filo conduttore che lega tutti questi fatti diPanama Papers”  fino allo scandalo di questi giorni in Europa:

Come si muovono i soldi nei sacchi ? e prima di arrivare nei sacchi da che ente arrivano? dove vengono depositati? come si muovono? ci sono evidentemente  della transazioni bancarie-finanziarie incontrollate , comandate e guidate nelle sedi di banche, finanziarie , trust  localizzate in tutti questi luoghi che abbiamo appena elencato!

Allora insistiamo: La “nostra” UE in primis  deve capire che ci vuole una tassazione equa tra tutti i paesi; quindi una tassazione unica mediata e calcolata tra tutte le aliquote dei paesi della UE, in modo da eliminare definitivamente  la concorrenza fiscale sleale tra i paesi della UE e poi la messa al bando di tutte le pratiche evasive attuate dai Paradisi Fiscali e da i suoi stati europei “protettori” e quindi il controllo preventivo ed il conseguente divieto di tutte le transazioni finanziarie che si svolgono in quei territori al di fuori di ogni controllo valutario legislativo ; ci vuole forza , coraggio e decisione ci vuole una UE nuova, forte ed unita!

Le conseguenze

Ribadiamo che  in ogni caso chiaro che poi ogni paese della UE , una volta realizzata questa grande rivoluzione fiscale europea, avrà sempre la propria autonomia per decidere una normativa fiscale conveniente per incentivare gli investimenti stranieri nel proprio paese ; ma sempre nel marco giuridico-tributario deciso e delineato dalla UE

In ogni caso  l’Italia dovrebbe finalmente fare questa riforma tributaria e riportare le aliquote delle imposte a livelli normali. Con un fisco più umano e normale con aliquote dal 15% al 20% forse nessuno scapperebbe dal nostro bel paese  ( in Irlanda in questo momento l’aliquota dell’imposta sulla società  è al 12% )

Le nostre imprese non avranno la necessità di andare all’estero per svolgere la loro attività ; ma questo è un altro discorso ma ritengo comunque sia importante ricordarlo perché è un altro modo per combattere il nero e l’evasione fiscale ed collegato al problema di cui stiamo parlando.

Per capirci meglio vediamo come funziona il Sistema tributario olandese (che si può anche leggere anche Irlanda, Lussemburgo, Malta, Svizzera e Regno Unito)

a) possiede un sistema per cui lo Stato può direttamente trattare la tassazione dei grandi gruppi che decidono di stabilirsi sul territorio olandese (per questo ci sono tantissime multinazionali, il cui elenco è lunghissimo);

b) la BV è una società holding che secondo le norme interne non viene tassata sui dividendi e plusvalenze che riceve dalle sue partecipate ovunque residenti nel mondo;

c) negli anni 80, 90 e parte del 2000 le Antille Olandesi sono state il terminal di arrivo di tutti i fondi, dividendi, plusvalenze, utili che provenivano dalla BV;

In altre parole si costituiva la BV, il socio della BV era una scatola vuota nelle Antille Olandesi, cioè una società con titoli al portatore che venivano poi depositati in un trust (sempre nelle Antille Olandesi) con Beneficial Owner (ultimo proprietario) del quale non si poteva conoscere mai l’identità. Dunque la BV riceveva i dividendi e le plusvalenze come detto nel punto b) non pagava imposte in Olanda e ridistribuiva i dividendi alla società nelle Antille Olandesi dove a sua volta non si pagavano imposte e quindi il Beneficial Owner si creava la sua cassaforte locale e da lì con lo stesso strumento poteva reinvestire in altre attività nel mondo.

d) A partire dalla metà degli anni 2000 ECOFIN ed UE hanno cominciato a stringere un po’ la mano su queste operazioni ma la trattativa segreta sulla tassazione delle multinazionali e la BV (con l’esenzione sui dividendi e le plusvalenze) sono ancora lì come in Lussemburgo, Malta, Irlanda, Regno Unito e Svizzera.

Conclusioni

Cosa abbiamo capito dai punti precedenti? Che per decenni quindi la ricchezza dell’Olanda&Co  si è basata sull’essere un paradiso fiscale legalizzato nella UE! Ma la colpa non è dell’Olanda&Co ma della UE che non ha messo un freno a queste attività.

Attività che, come si vede, non sono solo nelle aliquote; ma, ancora più importante e grave, in pratiche evasive previste da specifici accordi statali con i loro protettorati e non ! e quindi con la possibilità di fare operazioni finanziarie al di fuori di ogni controllo valutario e giuridico.  

Infine è palese anche l’inutilità della discussione sul tetto al contante ….chi fa queste transazioni e porta i sacchi di soldi in spalla  ride su questa discussione.

I controlli che bisogna fare sono altri, ma ci vuole volontà, impegno, decisione e unità d’intenti.

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