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Progetti a idrogeno verde per i porti italiani

19 Ottobre 2021
- Di
Viola
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Tempo di lettura: 2 minuti

PORTI IDROGENO VERDE - In tutto il mondo e in tutti i settori si stanno cercando metodi e soluzioni per ridurre le emissioni di CO2. Il settore portuario non è da meno. Si è partiti con la ricerca di una decarbonizzazione dei porti per arrivare a progetti che includono soluzioni come l'utilizzo di idrogeno verde.

La volontà di rendere i porti più eco-sostenibili

Gli eventi catastrofici degli ultimi anni hanno portato sempre più persone a sensibilizzarsi al tema dello sviluppo sostenibile. Anche le stesse organizzazioni statali non sono rimaste impassibili e stanno cominciando a imporre le prima manovre in campo ecologico, capendo sempre più quanto sia primario questo tema.

Uno strumento a cui sempre più si cerca di ricorrere è l’idrogeno verde, ovvero quello ricavato dall’elettrolisi dell’acqua con energia rinnovabile. Tale soluzione ha già trovato attuazione nel settore portuale italiano, in particolar modo a Civitavecchia, Trieste e La Spezia.

La proposta di utilizzo di Idrogeno verde nei porti

In un convegno tenutosi a Lerici (SP) Luigi Merlo, Vicepresidente di Conftrasporto e Presidente di Federlogistica, ha parlato dell’importante tema della riconversione a scopi logistico-energetici delle aree dismesse in prossimità dei porti.

“Sul futuro delle aree Enel bisognerebbe elevare il livello della discussione e della progettualità a La Spezia, uscire dall'angolo e del chiacchiericcio per capire quale ruolo il golfo e la città possono avere. In questo momento mi sembra che questo respiro che stia mancando. Ai vertici mi sono permesso di consigliare di lavorare con una interlocuzione locale e di non proiettare progetti e situazioni in contesti particolare. Con l'accelerazione sulla questione Vallegrande— determinata dallo stop al carbone a fine 2021 - si dovrebbe ragionare su alcuni aspetti. Porti come Civitavecchia e Trieste stanno lavorando a progetti legati all'idrogeno. E per produrre idrogeno verde occorrono grandissimi spazi. Alla Spezia, ad esempio, quell'area potrebbe essere dedicata all'idrogeno verde. Così come una parte alla logistica distributiva. Bisogna poi tenere conto che di qui a qualche mese molte produzioni, specialmente più avanzate, rientreranno nel nostro Paese e avranno bisogno di spazi, per attività mi auguro non inquinanti e altamente professionali. Molte di queste produzioni chiedono di avere vicino un porto.”

In cosa consistono i progetti di Civitavecchia e La Spezia

Per quanto riguarda il porto di La Spezia è stato firmato un accordo tra Mario Sommariva, presidente dell'Autorità di Sistema Portuale, Enel e Snam. I due protocolli hanno lo scopo di favorire la decarbonizzazione e transizione energetica. Sommariva commenta così gli accordi:

“Tutto il sistema porto che deve cambiare pelle. Minori consumi per illuminazione di aree esterne ed edifici, navi a GNL, banchine elettrificate, automezzi, macchine operatrici e gru elettriche e, da subito, progetti pilota per l'uso dell'idrogeno che va chiaramente individuato come obiettivo di fondo. È importante privilegiare le fonti rinnovabili guardando in modo complementare al GNL ed all'elettricità. Il porto resterà un sistema energivoro ma l'energia che si consumerà dovrà essere 'pulita'".

A Civitavecchia invece siamo vicini alla realizzazione di un parco autobus a idrogeno all’interno del porto. Il progetto dal nome Life3H ha richiesto al fondo Life dell’Unione Europea un finanziamento di circa 6.339.853 euro diluiti in quattro anni. Ma i fondi vengono anche da altri numerosi partner tra cui l’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale e Port Mobility, l’Università di Perugia, la Società chimica Bussi e la Rampini Spa, coordinati dalla regione Abruzzo.

Per avere più informazioni sulla convenzione economica dell’idrogeno verde, clicca qui.

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