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Lavoro sicuro, cosa è? Come è cambiata la sicurezza dopo la crisi Covid-19

19 Aprile 2021
- Di
Parvin
Tempo di lettura: 4 minuti

LAVORO SICURO - Quali lavori siamo soliti ritenere sicuri? I film di Checco Zalone lo raccontano in maniera divertente ed efficace.  È chiaro che la gran parte della società media si è radicata in valori che rispondono alle parole chiave di “tutela sindacale”, “posto fisso”, “contratto a tempo indeterminato”, “reddito di cittadinanza”, “indennità di disoccupazione” e così via… Mi chiedo se tutti questi obiettivi che molti di noi si sono impegnati a ricercare ed ottenere in anni di lavoro, siano effettivamente dei valori a cui ambire per ottenere più sicurezza.

Un “lavoro sicuro” non è più lo stesso dopo il Covid

Già da tempo avevo cominciato a pormi questi interrogativi ma si sono fatti più insistenti dopo questa pandemia mondiale che ha completamente stravolto l’economia e le sue regole! Sono sicura che molti di voi si sentiranno feriti nell’orgoglio leggendo queste parole, ma a che tipo di vita andiamo effettivamente incontro insistendo a legarci ad un sistema lavorativo di cui in fondo ci lamentiamo ogni giorno e che pesa in maniera significativa sulle finanze del nostro paese? Dopotutto vogliamo avere ragione o vogliamo essere felici? Lascio aperto il quesito ed è chiaro che solo pochi di voi avranno voglia di leggere queste crude parole e fermarsi a riflettere sulla situazione che ci stiamo sforzando di descrivere nel rispetto di tutti e senza voler offendere nessuno.

Ambire al lavoro a tempo determinato genera infelicità e non sicurezza!

Anche fuori dalla pandemia, pensiamo a che tipo di vita andremmo incontro se anziché focalizzarci a ricercare il lavoro che ci piace e ci crea soddisfazione, ci impegneremo per ambire al “posto fisso a tempo indeterminato”? Quante persone conosciamo che, ogni mattina (in stile perfettamente fantozziano), puntano la sveglia presto alla stessa ora e si trascinano faticosamente su un posto di lavoro di cui si lamentano in continuazione?

Non so voi, ma io vedo una moltitudine di persone infelici, apatiche, che corrono nella “ruota del criceto” rendendosi immuni al concetto di felicità. E per che cosa? Una piccola manciata di centinaia di euro al mese? È questa quella che chiamiamo sicurezza? Una paga modesta che magari non permette nemmeno di affrontare una spesa imprevista?

“Sì ma se l’azienda fallisce o ti licenziano lo Stato ti paga la disoccupazione”. Molto bene, e in che percentuale di questi stipendi? E per quanto tempo? E nel frattempo quali competenze avremmo sviluppato per renderci più attraenti per incominciare un nuovo lavoro? La capacità di sopportare delle giornate tutte uguali, tra persone tutte uguali che non si danno il permesso di poter realizzare i propri sogni? Alcune hanno persino paura ad esprimere i propri desideri e non sanno nemmeno di avere una volontà! E’ davvero questo che noi chiamiamo “sicurezza”?

La crisi Covid stravolge il concetto di lavoro sicuro

Nel nostro stato, da quando è iniziata la crisi, le aziende hanno potuto usufruire della “cassa integrazione covid” e sono state obbligate a non licenziare dipendenti. Questo ha portato a delle conseguenze economiche praticamente nulle per la quasi totalità dei dipendenti assunti “a tempo indeterminato”. Senza pensare che, se da una parte vi è stata una sensibile riduzione delle entrate di lavoratori stipendiati costretti ad usufruire della cassa integrazione, dall’altra queste persone non stanno uscendo di casa e non stanno spendendo grazie al lockdown. Dunque, paradossalmente, questi lavoratori si trovano ad aver risparmiato di più rispetto agli anni passati.

Supponiamo che solo la metà di queste aziende sia effettivamente in crisi: vi siete mai chiesti cosa succederà una volta che la pandemia sarà finita ed i licenziamenti verranno sbloccati? Probabilmente la maggior parte dei suddetti lavoratori si troverà licenziata per il semplice motivo che le aziende che non chiuderanno dovranno fare delle scelte molto difficili di razionalizzazione dei costi per poter ripartire.

E allora mi chiedo: dov’è la sicurezza del posto di lavoro tutelato dai contratti nazionali del lavoro? Credete davvero che l’indennità di disoccupazione temporanea sia davvero la risposta al bisogno di sicurezza? E se poi ci saranno meno aziende, attività più snelle, processi più automatizzati, specialmente nell’era del digitale, quanto tempo dovrà passare prima che uno di questi ex lavoratori possa occupare un “posto fisso” con gli stessi privilegi del lavoro precedente? Forse dovremmo iniziare a chiederci “perché dovrebbero scegliere proprio noi”?

E allora che fare per avere un lavoro sicuro?

E allora che fare? Personalmente ho fatto delle scelte: ho scelto di avviare un’altra attività indipendente in un momento di instabilità economica. Questo perché credo che ognuno di noi debba essere artefice del proprio destino e nessuno debba impostare una vita basata su aiuti e tutele di terze parti.

D’altra parte, ognuno di noi è libero di intraprendere (o continuare) il cammino che reputa più opportuno, ma per coloro che avessero intenzione di valutare un modo diverso di creare sicurezza per sé stesso e per la sua famiglia, ho tre consigli preziosi. Il primo è quello di mettere a fuoco il proprio obiettivo: dove vogliamo essere tra dieci anni? Con la famiglia in una casa più grande e con più tempo per noi stessi magari?

Il secondo è quello di investire sulla formazione. Nessuno di noi è nato “imparato”, per avere di più dobbiamo essere di più, ed è quindi molto importante perseguire obiettivi di crescita personale ogni giorno.

L’ultimo consiglio è semplicemente quello di aprire la mente e di pensare fuori dagli schemi. Una volta che la direzione è chiara e che ci metteremo in azione per raggiungere quella meta, tutto il resto sarà un divenire naturale di scelte ed eventi che ci porterà alla realizzazione di noi stessi…Per saperne di più sugli aiuti economi erogati dallo stato, cliccare qui

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