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Istruzione e ricerca: cosa prevede il PNRR

15 Giugno 2021
- Di
Viola
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Tempo di lettura: 3 minuti

ISTRUZIONE RICERCA PNRR - L’istruzione e la ricerca sono due basi imprescindibili della nostra società. Nonostante questo negli anni i governi che si sono susseguiti, ogni qualvolta c’è stato da tagliare fondi, le hanno usate come vittime sacrificali insieme alla sanità. Queste riduzioni di costi hanno portato successivamenti a problemi molto radicati e che adesso richiedono ingenti risorse per essere risolti. Un primo passo verso la strada del miglioramento è stata lanciata dai fondi previsti per l'istruzione e la ricerca dal PNRR.

L'istruzione e la ricerca un diritto non accessibile a tutti

Nelson Mandela diceva che:

“L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo.”

Eppure sembra che sia così difficile accedere a questo diritto. Partiamo per esempio dalle persono con disabilità. Nonostante la presenza in Italia di una legislazione avanzata in termini di inclusione scolastica, le risorse dedicate alle attività di sostegno e partecipazione degli alunni con disabilità nella scuola ordinaria risultano spesso inadeguate. Mettendo da parte la questione spinosa della presenza e della formazione degli insegnanti di sostegno ad impressionare basta la percentuale di scuole non accessibili per via delle barriere architettoniche. Infatti, secondo i dati Istat, solo il 34% delle scuole in Italia è accessibile alle persone con disabilità.

Ma parliamo anche di costi. Anche qui tralasciamo i costi sostenuti in media dalle famiglie per libri e materiale scolastico per i figli in età da scuola dell’obbligo e concentriamoci sugli universitari.

In Italia le tasse universitarie sono tra le più alte d’Europa, trovandosi al terzo posto in classica. Questa posizione di demerito è dovuta ad un aumento complessivo delle tasse universitaria di circa il 60% negli ultimi anni pre-pandemia. Ad aggravare ci pensano anche la scarsità delle agevolazioni erogate quali borse di studio ed esenzioni.

La autorità competenti hanno chiaro questi problemi e i molti altri non enunciati, ma cosa stanno facendo per risolverli? Sono sufficienti le risorse che hanno messo in campo?

Sezione Istruzione e ricerca del PNRR, cosa prevede

Il Recovery Plan è l’insieme dei progetti che l’Italia ha presentato all’Europa per ricevere aiuti economici. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è infatti articolato in 6 missioni principali:

  1. digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  2. rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. mobilità sostenibile
  4. istruzione e ricerca
  5. inclusione sociale
  6. Salute

Tra tutti la fetta più grande della torta spetta alla Next Generation EU. Gli aiuti previsti per questa missione prevedono 235 miliardi ed un orizzonte temporale di utilizzo fino al 2026. I 235 miliardi sono così ripartiti:

- 191 miliardi dal Recovery and Resilience Facility (RFF);

- 31 miliardi dal Fondo Complementare;

- 13 miliardi dal programma React-EU.

Rispetto alla bozza iniziale del progetto il pacchetto di investimento del PNRR per l’istruzione e la ricerca è stato incrementato di circa 3,5 miliardi di euro. Sia la quota incrementata, che alcune parti dell’investimento precedentemente previsto sono andati alla ricerca e alle imprese innovativa, a discapito delle borse di studio per l’accesso all’università e agli alloggi per studenti universitari.

“Infatti del totale solo 1,4 miliardi sono destinati alle borse di studio sopracitate, ma in Italia ad oggi uno studente spende la maggior parte delle sue risorse proprio in vitto e alloggio, Inoltre solo il 3% riesce a trovare posto all’interno di uno studentato contro il 18% della media europea. "

Per non parlare poi del fatto che all’interno della sezione del PNRR riguardo istruzione e ricerca  del PNRR non si parla di finanziamenti per studenti meritevoli.

Istruzione e ricerca ripartono dal PNRR ma si deve fare di più

Nonostante tutte le problematiche sopra elencate, l’Italia è considerata una delle nazioni con maggiore capacità di formare lavoratori altamente specializzati. Questi però, una volta concluso il loro percorso di studi non sempre riescono a trovare impieghi alla loro altezze e fuggono verso luoghi con aspettative lavorative più proficue. Non solo, anche i cosiddetti cervelli in fuga stranieri non trovano allettante l’idea di venire a lavorare in Italia. Questo dovrebbe essere un altro fattore su cui riflettere e cercare di attuare manovre per risolverlo. Il PNRR non prevede tutto ciò, ma la situazione sarebbe dovuta essere sistemata già ieri!

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