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Imprese portuali: il condizionamento dei cambiamenti climatici

21 Dicembre 2021
- Di
Viola
Categorie:
imprese-portuali-federlogistica
Tempo di lettura: 2 minuti

IMPRESE PORTUALI - I cambiamenti climatici sono un fenomeno che non è possibile più ignorare e dircelo sono proprio le loro più dirette conseguenze. A farne le spese siamo tutti noi, ma sono le attività legate all’economia che se ne stanno rendendo conto ogni giorno. La crisi climatica, con l’innalzamento dei mari, sta rischiando di colpire molto duramente le imprese portuali di tutto il mondo. Ad evidenziare il problema è stato Luigi Merlo, presidente di Federlogistica.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici, come le vivono le imprese portuali

“L’Italia rischia di finire per buona parte sott’acqua e deve correre ai ripari. Altrimenti lo scenario vedrà porti non più utilizzabili, traffici deviati in altre nazioni spiagge cancellate, patrimonio culturale e immobiliare in pericoli.” A parlare così è stato Luigi Merlo a Firenze, in occasione della presentazione del progetto europeo Co.Cli.Co.

Ad essere in pericolo non solo le imprese portuali italiane, ma ben 136 città costiere in tutto il mondo, tutte tenute sotto stretta monitorazione. Se ci si sofferma solo sui costi economici che il fenomeno dell’innalzamento dei mari porteranno, si parla di cifre che si aggirano tra 1.6 e 3.2 trilioni di dollari. Ma in gioco c’è molto di più.

Le manovre del governo

Il governo cosa sta facendo per cercare di aiutare le imprese portuali a difendersi da questo problema? In apparenza ben poco. Infatti già nel PNRR non si accenna a nulla di tutto ciò. Luigi Merlo lo ha evidenziato molto bene nel suo intervento al meeting con gli operatori porti della Spezia e di Marina di Carrara.

“Il PNRR non tiene minimamente conto dei cambiamenti climatici e in particolare dell'innalzamento del livello del mare calcolato in 35 centimetri tra i venti e i trent’anni e 100 centimetri nei prossimi cento anni. Ma anche se nel Pnrr non c’è nulla di tutto questo, non si può fare finta che il lavoro portuale anche da questo punto di vista cambierà. Gli operatori devono lavorare su prospettive, non sull’oggi. Il che vale anche per la tecnologia che non smette di essere superata”.

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