Stati Uniti d'Europa - libero mercato UE - una tassazione unica per le imprese - fine di pratiche evasive di alcuni stati UE

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Nella UE vige il principio della libera circolazione delle persone fisiche e giuridiche ed il loro corrispondente libero stabilimento.

Prima domanda: posso nel territorio UE costituire una società commerciale o di servizi liberamente?

Risposta: sì.

Seconda domanda: posso concentrare tutte le vendite e la produzione in capo ad una società che distribuisce o che presta servizi su tutto il mercato UE?

Risposta: sì.

Terza domanda: posso costituire questa società commerciale - industriale nel paese della UE che mi dà più incentivi e vantaggi fiscali?

Risposta: sì.

Un sistema fiscale omogeneo

Quindi una qualsiasi società commerciale residente in uno dei paesi della UE può operare in tutto il mercato europeo e stabilirsi in qualsiasi paese dell'UE.

Senza dare sempre la colpa agli imprenditori  la UE dovrebbe pensare ad un sistema fiscale omogeneo tra tutti i suoi paesi ; ma non solo sulle imposte dirette sulle persone giuridiche ma anche, per esempio, con riferimento all’IVA e magari rivedendo anche il sistema dell’INTRASTAT.

In ogni caso  l’Italia dovrebbe finalmente fare questa riforma tributaria ( progetto che come BD abbiamo già presentato )  e riportare le aliquote delle imposte a livelli normali. Con un fisco più umano e normale con aliquote dal 15% al 20% forse nessuno scapperebbe dal nostro bel paese  ( in Irlanda in questo momento l’aliquota dell’imposta sulla società  è al 12% )

E’ necessario sicuramente mettere ordine tra i principi fiscali della UE e dei singoli paesi, perché in caso contrario i cattivi saranno sempre gli imprenditori e le loro imprese che semplicemente approfittano delle condizioni ed incentivi migliori che offrono i vari paesi membri della UE.

"Le nostre imprese non avranno la necessità di andare all’estero per svolgere la loro attività."

Sistema tributario olandese

Per capire meglio di cosa stiamo parlando vediamo, per esempio, il sistema tributario olandese (che si può anche leggere anche Irlanda, Lussemburgo, Malta, poi Svizzera e Regno Unito):

a) possiede un sistema per cui lo Stato può direttamente trattare la tassazione dei grandi gruppi che decidono di stabilirsi sul territorio olandese (per questo ci sono tantissime multinazionali, il cui elenco è lunghissimo);

b) la BV è una società holding che secondo le norme interne non viene tassata sui dividendi e plusvalenze che riceve dalle sue partecipate ovunque residenti nel mondo;

c) negli anni 80, 90 e parte del 2000 le Antille Olandesi sono state il terminal di arrivo di tutti i fondi, dividendi, plusvalenze, utili che provenivano dalla BV;

In altre parole si costituiva la BV, il socio della BV era una scatola vuota nelle Antille Olandesi, cioè una società con titoli al portatore che venivano poi depositati in un trust (sempre nelle Antille Olandesi) con Beneficial Owner (ultimo proprietario) del quale non si poteva conoscere mai l’identità. Dunque la BV riceveva i dividendi e le plusvalenze come detto nel punto b) non pagava imposte in Olanda e ridistribuiva i dividendi alla società nelle Antille Olandesi dove a sua volta non si pagavano imposte e quindi il Beneficial Owner si creava la sua cassaforte locale e da lì con lo stesso strumento poteva reinvestire in altre attività nel mondo.

d) A partire dalla metà degli anni 2000 ECOFIN ed UE hanno cominciato a stringere un po’ la mano su queste operazioni ma la trattativa segreta sulla tassazione delle multinazionali e la BV (con l’esenzione sui dividendi e le plusvalenze) sono ancora lì come in Lussemburgo, Malta, Irlanda, Regno Unito e Svizzera.

Cosa deve accadere

Cosa abbiamo capito dai punti precedenti? Che per decenni quindi la ricchezza dell’Olanda&co  si è basata sull’essere un paradiso fiscale legalizzato nella UE!!! Ma la colpa non è dell’Olanda&co ma della UE che non ha messo un freno a queste attività.

Attività che, come si vede, non sono solo nelle aliquote; ma, ancora più importante e grave, in pratiche evasive previste da specifici accordi statali con i loro protettorati e non!  

Allora o anche noi facciamo come l’Olanda& co (ma questo è da escludere a priori!) oppure la UE deve capire che ci vuole una tassazione equa tra tutti i paesi; quindi una tassazione unica mediata e calcolata tra tutte le aliquote dei paesi della UE in modo da definitivamente eliminare la concorrenza fiscale sleale tra i paesi della UE e la messa al bando delle pratiche evasive attuate dall’Olanda& co!  

Rimane in ogni caso chiaro che poi ogni paese dell'UE , una volta realizzata questa grande rivoluzione fiscale europea, avrà sempre la propria autonomia per decidere una normativa fiscale conveniente per incentivare gli investimenti stranieri nel proprio paese; ma sempre nel marco giuridico-tributario deciso e delineato dalla UE (così come previsto nella nostra riforma tributaria).

Altro punto fondamentale: le nostre imprese non avranno la necessità di andare all’estero per svolgere la loro attività.

Pernigotti: la storia infinita si ripete

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PERNIGOTTI - Continua l’assemblea permanente alla Pernigotti di Novi Ligure, nonostante sia stato convocato per il 30 marzo il secondo tavolo tecnico al Mise. Lavoratori e sindacati, infatti, non credono al momento alle parole e agli intenti della proprietà. La quale ha assicurato di portare a Roma un rappresentante degli investitori che intenderebbero rilevare una quota di maggioranza e scongiurare, così, la chiusura della fabbrica.

L’elenco di imprese in queste situazione purtroppo è lungo

Occorre arginare un’azione unilaterale fatta da una multinazionale straniera che vuole chiudere in due minuti la storia di un territorio. Senza alcuna ragione che sia riconducibile alla competitività se non quella dell’ottenere un maggior profitto.

Ancora rischio di perdita di posti di lavoro, ancora il Governo incapace di gestire la situazione ed ancora i sindacati giustamente solamente arroccati nella protesta. Nessuno guarda oltre o cerca di capire realmente cosa sta succedendo!

Solo minacciare e protestare non serve, soprattutto se si vuole fare dell’Italia un paese appetibile per gli investimenti stranieri. Al pugno di ferro, la buona politica, attenta e illuminata deve contrapporre il guanto di velluto. Quella delle riforme attinenti la fiscalità e l’economia tutta è una grande sfida a cui l’Italia non può sottrarsi.

L’obiettivo non deve essere il breve ma il lungo periodo. uno sviluppo passo dopo passo che parte con l’impegno concreto dell’oggi per costruire un futuro moderno, inclusivo e produttivo. Un’Italia diversa che, come araba fenice, risorge dalle proprie ceneri.

I primi passi mossi nel 1987

Principio ispiratore è quello degli investimenti creando così un circolo virtuoso. Attirare attività sul territorio con incentivi fiscali a medio termine creando così un indotto economico, un sistema di crescita e di ricchezza.

Con un piano così strutturato anche le imprese straniere potranno optare non solo di fare in Italia investimenti lampo ma anche di stabilirsi e creare un indotto economico rilevante.

Già nel 1987 l’OCSE  rilevava che in Italia la pressione fiscale era troppo elevata, che la burocrazia ingessava ogni attività economica, svilendo così l’iniziativa privata: una selva oscura da cui era ed è impossibile uscire.

Sono passati oltre trent’anni dal lontano 1987 e, più che miglioramenti tangibili, abbiamo imboccato la via del peggioramento lento, continuo e costante.

Il caso Pernigotti non si sarebbe verificato in altri paesi

Negli altri Paesi occidentali il comune denominatore è ben diverso. Burocrazia semplice, equa tassazione, incentivi ed aiuti alle imprese sia sul mercato nazionale che internazionale, fisco amico, possibilità di interloquire con qualsiasi apparato burocratico della P.A., normative chiare e immediata con propensione a modificare indirizzi e norme a seconda delle nuove situazioni dettate dal mercato.

In Italia non si riesce ad intraprendere un vero e proprio “new deal” riformistico e rivoluzionario dell’apparato amministrativo: o si punta ad essere riferimento anche e soprattutto nelle operazioni economiche internazionali oppure sarà difficile scrollarsi di dosso l'attributo di “ultimi della classe”.

È nella logica imprenditoriale quella di ricercare le migliori condizioni per investire e produrre. E' su questo che bisogna puntare per una radicale riforma fiscale, creando le condizioni necessarie per attirare investitori esteri: si pensi ad esempio ad una tassazione differenziata  con aliquote più basse rispetto a quella ordinaria.

Agli altri investitori stranieri: proporre, costruire e strutturare le condizioni ottimali economiche-giuridiche per farli rimanere!

Per Pernigotti l’idea di una riforma che parte dal basso

C’è proposta di riforma dal basso, scritta dai lavoratori per i lavoratori, che nei suoi presupposti risponde a un principio apparentemente elementare eppure non riconosciuto: “Delocalizzare un’azienda in buona salute, trasferirne la produzione all’estero al solo scopo di aumentare il profitto degli azionisti, non costituisce libero esercizio dell’iniziativa economica privata, ma un atto in contrasto con il diritto al lavoro, tutelato dall’art. 4 della Costituzione”.

Si tratta di una proposta di legge che ha l’obiettivo di incidere in maniera decisa contro gli abusi delle aziende e di prevedere strumenti reali e concreti per proteggere i posti di lavoro in un mercato sempre più selvaggio. Dominato da multinazionali che negli ultimi mesi hanno abituato a licenziamenti di massa e chiusure di interi stabilimenti produttivi da un giorno all’altro. Una norma dalla cui bozza è scomparso ogni richiamo alle sanzioni verso le aziende che non rispettino gli accordi, e che quindi – anche in caso di approvazione – rischia di non servire quasi a nulla. Ma come dicevamo tutto questo è inutile se non è accompagnato da un cambio di passo strutturale!

Situazione in Italia

In Italia non riusciamo  ad andare avanti sulle riforme e sulla grande rivoluzione dell’apparato amministrativo. Dobbiamo creare le condizioni per essere centrali e punto di riferimento anche nelle operazioni economiche internazionali così come fanno le altre nazioni. Le imprese cercano condizioni ottimali dove poter investire e produrre. Incentivi che si possono dare per il fatto di assumere personale locale. Per il fatto che si porta nuova tecnologia e Know How sul territorio, per il fatto che le vendite poi fatte sul mercato internazionale possono essere tassate in modo diverso e quindi con delle aliquote più basse rispetto all’aliquota ordinaria. Per fatto che mi sia concesso di operare anche come un holding di partecipazione a tutte le proprie succursali nel mondo e quindi anche qui con trattamento differente rispetto alla normale tassazione dei dividendi ricevuti da succursali straniere etc etc (qui l’elenco delle possibili azioni di riforma sono veramente infinite!)

Ancora: le infrastrutture ed i collegamenti sono fondamentali per la crescita economica ed imprenditoriale di un'area geografica.

Dal primo gennaio 2018 c’è una legge in vigore in Italia che riguarda la Zona speciale Economica. Riguarda tutti i porti del sud d’Italia scritta e realizzata sui modelli delle zone franche di Barcellona, Rotterdam, Suez etc etc. ma nessuno quasi lo sa e la cosa più grave è che nessuno fa niente per portare avanti questi progetti! Un legge fatta e scritta benissimo che però nella realtà non trova applicazione per l’incompetenza e il disinteresse delle parti in gioco. Pensiamo all’indotto che si potrebbe creare facendo funzionare a regime una simile iniziativa); e potrebbe anche essere trasferita ad alcune zone industriali del Nord!

Quindi o non riformiamo nulla o se lo facciamo poi non applichiamo!

C’è NON volontà di portare avanti i grandi cambiamenti strutturali di cui ha bisogno la nostra nazione ! La NON volontà è sintomo di ignoranza. Nel significato prettamente latino della parola cioè di colui che non sa e quindi di paura di affrontare il cambiamento.

E’ anche di fondamentale importanza cercare di trattenere nel nostro territorio le imprese italiane e di non farle scappare all’estero. Questo lo si fa esattamente come appena ho precisato sopra.

Un esempio per tutti : ricordo il caso FCA che ha trasferito la sede da Torino a Londra ed Amsterdam.  Quando finalmente la FCA FIAT è diventata un'impresa privata  grazie a Marchionne , ha cominciato a studiare ed a verificare  dove poteva avere più vantaggi legali-fiscali-economici rispetto all’Italia ; fatto il cambio ed il trasferimento della sede, immediatamente tutti in Italia contro Marchionne che era diventato un traditore delle patria etc etc !!! Uno Stato illuminato avrebbe semplicemente cercato di capire perché l’impresa stava trasferendo la sua sede all’ estero e poi semplicemente cercare di ricreare in Italia quelle stesse condizioni (o migliori) economiche-giuridiche che la FIAT FCA aveva trovato all’estero.

Solo Il castigo e la minaccia servono a poco! Governo e imprenditori : parlare , condividere , creare , incentivare , aiutare ….per il futuro il viaggio si fa insieme! Stendo un velo pietoso sul momento attuale delle accise …..”truffe” …benzina …gas … e l’immobilismo del Governo anche su questo!

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Whirlpool, serve la ZES!

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WHIRLPOOL NAPOLI  ZES - Anche in questa occasione il Governo Italiano non riesce a comportarsi in modo intelligente, attento e innovativo. Manca come sempre la completa conoscenza e cognizione della realtà economica in cui viviamo; a cosa serve solo far vedere solo i muscoli senza una strategia di futuro? Considerando inoltre che non credo che la Whirlpool si farà impressionare da quel tipo di muscoli (se poi li vogliamo chiamare veramente muscoli).

Whirlpool Napoli, necessità della ZES per risolvere

Da sempre scrivo che è  di fondamentale importanza cercare di trattenere nel nostro territorio le imprese straniere e di non farle scappare all’estero. Non mi ripeto qui sugli altissimi costi fiscali e del lavoro che abbiamo in Italia.

Uno Stato illuminato in questa situazione dovrebbe semplicemente cercare di capire perché l’impresa sta licenziando e forse trasferendo la sua sede all’estero (Slovenia per la precisione  dove ha tutta una serie di incentivi fiscali), e poi semplicemente cercare di ricreare in Italia quelle stesse condizioni  economiche-giuridiche che esistono negli altri paesi più attrattivi dal punto di vista fiscale, burocratico, etc etc .

Cose da fare

 1)     Creare incentivi per assunzione dei lavoratori e quindi non caricare tutto il costo del lavoratore all’impresa.

  2)  Possibilità per il socio  di costituire in Italia società di partecipazione finanziaria ed industriale (capo gruppo) - SPI- con i seguenti vantaggi e condizioni (quindi la stessa Whirlpool) :

Con riferimento alla  distribuzione dei profitti dalla SPI al socio straniero non sarà prevista nessuna ritenuta alla fonte indipendentemente dalle previsioni normative  delle convenzioni per evitare la doppia imposizione firmate.

3) far funzionare definitivamente e velocemente la ZES Napoli e quindi dare la possibilità alla Whirlpool  di operare direttamente nella stessa ZES.

Quindi rendere finalmente esecutiva la Legge che ha creato le Zone Speciali Economiche per i porti del Sud per mettersi in competizione con i porti come Rotterdam, Barcellona, Suez..etc etc .Questo zone speciali consentono di operare con incentivi fiscali convenienti e quindi possono  attrarre investimenti stranieri; la Whirlpool da questa zona potrebbe vendere i suoi prodotti della  nel mercato internazionale con enormi vantaggi fiscali.

Tutto questo permetterebbe alla Whirlpool di continuare a lavorare in Italia e di non licenziare.

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Una proposta di legge per le delocalizzazioni selvagge

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DELOCALIZZAZIONI AZIENDE - Una proposta di riforma dal basso, scritta dai lavoratori per i lavoratori, che nei suoi presupposti risponde a un principio apparentemente elementare eppure non riconosciuto: “Delocalizzare un’azienda in buona salute, trasferirne la produzione all’estero al solo scopo di aumentare il profitto degli azionisti, non costituisce libero esercizio dell’iniziativa economica privata, ma un atto in contrasto con il diritto al lavoro, tutelato dall’art. 4 della Costituzione”.

La proposta di legge è stata firmata da 26 parlamentari

Si tratta di una proposta di legge che ha l’obiettivo di incidere in maniera decisa contro gli abusi delle aziende. E di prevedere strumenti reali e concreti per proteggere i posti di lavoro in un mercato sempre più selvaggio e dominato da multinazionali che negli ultimi mesi hanno abituato a licenziamenti di massa e chiusure di interi stabilimenti produttivi da un giorno all’altro. Un implicito segnale del fatto che gli operai non hanno particolari aspettative verso il cosiddetto “decreto contro le delocalizzazioni” proposto al governo da 5 Stelle e Partito Democratico. Una norma dalla cui bozza è scomparso ogni richiamo alle sanzioni verso le aziende che non rispettino gli accordi, e che quindi – anche in caso di approvazione – rischia di non servire quasi a nulla.

Rischia di non servire a nulla soprattutto perché non è questa la strada per mantenere ed incentivare gli investimenti stranieri in Italia;  minacciare non serve!

Per impedire le delocalizzazioni delle aziende serve attirare!

Ci aspetta una grande sfida per l’Italia; anche quella delle riforme fiscali ed economiche è una grande sfida nella grande sfida.

Il fulcro su cui si muove tale riforma fiscale è il doppio binario del pubblico e del privato. Il pubblico interviene nelle grandi opere. Il privato entra con le sue attività imprenditoriali a sostegno del pubblico ma anche per realizzare progetti industriali innovativi che creano occupazione, aiutano la cultura e redistribuiscono ricchezza tra i cittadini.

Considerando la situazione critica e tragica  in cui ci troviamo si chiedono e si propongono misure e riforme straordinarie per trasformare l’Italia in un paese all’altezza delle sue possibilità.

Queste riforme devono guardare non a domani ma ad uno sviluppo di decenni a futuro con una visione moderna, inclusiva e produttiva.

Il principio ispiratore è quello dell’investimento. Se attiro attività sul territorio con incentivi fiscali a breve termine, a lungo termine creo un indotto economico di crescita e di ricchezza. Non solo economica ma soprattutto culturale.

Con un piano così strutturato anche le imprese straniere potranno decidere non solo di stabilirsi in Italia ma anche di non andare via!

La situazione in Italia

Dal 1987 l’OCSE dice all’Italia che la nostra pressione fiscale era troppo alta , che avevamo il record mondiale di numero di leggi e leggine. Che la nostra burocrazia era una giungla! E’ passato tanto tempo dal 1987 ma le cose non sono migliorate anzi direi forse peggiorate.

Negli altri Paesi occidentali  si sente un'unica voce e musica. Burocrazia semplice, tasse eque, incentivi ed aiuti alle imprese sia sul mercato nazionale che internazionale. Il vero fisco amico, la possibilità di interloquire con qualsiasi apparato e livello dello Stato, normative chiare e immediata elasticità a modificare indirizzi e norme a secondo delle nuove situazioni che si presentano nel mercato.

Le riforme

In Italia non riusciamo ad andare avanti sulle riforme e sulla grande rivoluzione dell’apparato amministrativo. Dobbiamo creare  le condizioni per essere centrali e punto di riferimento anche nelle operazioni economiche internazionali così come fanno le altre nazioni. Le imprese cercano condizioni ottimali dove poter investire e produrre.

Incentivi che si possono dare per il fatto di assumere personale locale, per il fatto che si porta nuova tecnologia e Know How sul territorio. Per il fatto che le vendite poi fatte sul mercato internazionale possono essere tassate in modo diverso e quindi con delle aliquote più basse rispetto all’aliquota ordinaria. Per fatto che mi sia concesso di operare anche come un holding di partecipazione a tutte le proprie succursali nel mondo e quindi anche qui con trattamento differente rispetto alla normale tassazione dei dividendi ricevuti da succursali straniere etc etc... (qui l’elenco delle possibili azioni di riforma sono veramente infinite!) Ancora: le infrastrutture ed i collegamenti sono fondamentali per la crescita economica ed imprenditoriale di un'area geografica. 

Dal primo gennaio 2018 c’è una legge in vigore in Italia che riguarda la Zona speciale Economica che riguarda tutti i porti del sud d’Italia scritta e realizzata sui modelli delle zone franche di Barcellona, Rotterdam, Suez etc etc. ma nessuno quasi lo sa e la cosa più grave è che nessuno fa niente per portare avanti questi progetti! Un legge fatta e scritta benissimo che però nella realtà non trova applicazione per l’incompetenza e il disinteresse delle parti in gioco. Pensiamo all’indotto che si potrebbe creare facendo funzionare a regime una simile iniziativa.

Quindi o non riformiamo nulla o se lo facciamo poi non applichiamo!

Le difficoltà di combattere le delocalizzazioni selvagge delle aziende

C’è NON volontà di portare avanti i grandi cambiamenti strutturali di cui ha bisogno la nostra nazione! La NON volontà è sintomo  di ignoranza (nel significato prettamente latino della parola cioè di colui che non sa) e quindi di paura di affrontare il cambiamento.

E’ anche  di fondamentale importanza cercare di trattenere nel nostro territorio le imprese italiane. Di non farle scappare all’estero e questo lo si fa esattamente come appena ho precisato sopra.

Un esempio per tutti: ricordo il caso FCA che ha traferito la sede da Torino a Londra ed Amsterdam.  Quando finalmente la FCA FIAT è diventata un'impresa privata  grazie a Marchionne, ha cominciato a studiare ed a verificare  dove poteva avere più vantaggi legali-fiscali-economici rispetto all’Italia. Fatto il cambio ed il trasferimento della sede, immediatamente tutti in Italia contro Marchionne che era diventato un traditore delle patria etc etc !!! Uno Stato illuminato avrebbe semplicemente cercato di capire perché l’impresa stava trasferendo la sua sede all’ estero. Poi semplicemente cercare di ricreare in Italia quelle stesse condizioni (o migliori) economiche-giuridiche che la FIAT FCA aveva trovato all’estero.

Solo il castigo e la minaccia servono a poco!

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Uniamoci alle Americhe, dal Canada al Cile

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AMERICHE CANADA CILE - In relazione agli ultimi tragici eventi ci dobbiamo realmente  domandare cosa fare nei prossimi anni. Perché non guardare alle Americhe dal Canada al Cile? Un territorio grandissimo, un mercato enorme con ancora un potenziale di sviluppo economico infinito e con una comunità di origine italiana vastissima con tradizioni, cultura, storia e mentalità uguali alle nostre.

Perché unirsi al mercato delle Americhe, dal Canada al Cile

Dovremmo cominciare con un politica estera forte e lungimirante a stringere ancora più accordi commerciali e sottoscrivere dei trattati di libero scambio con gran parte delle Nazioni Americane.

In primis con gli USA  e cioè creare di fatto un unico mercato senza quindi dazi e dogana. Mantenendo, in un primo momento, il controllo però su alimenti e prodotti farmaceutici.

Poi con il Cile in Latam esattamente la stessa cosa. Un trattato di libero scambio in modo che così ci troveremo automaticamente anche nel mercato unico dell’Alleanza del Pacifico (Cile, Perù, Colombia e Messico). Poi con l’Argentina e MERCOSUR (Uruguay, Paraguay e Brasile). Con questi paesi creare, in un momento successivo, una Task Force per investimenti e sviluppo per tutti i paesi anche del Centro America.

Diventare quindi un unico mercato con le Americhe e quindi muoverci liberamente tra i due continenti. Scambio di tecnologia, scambio di professionisti nella gestione aziendale, Joint Venture, accordi commerciali, fusioni, movimento delle persone, dei lavoratori specializzati, dei professionisti e delle imprese e dei capitali. Università che si alleano e che stringono accordi sulla ricerca e sviluppo congiunta. Possibilità di libero movimento degli studenti da una facoltà all’altra con validità automatica dei titoli.

Sostegno da Spagna, Portogallo e Grecia?

In questo progetto-sviluppo economico la Spagna potrebbe essere il nostro partner europeo (credo che sia inutile spiegare il perché)  ma potrebbero unirsi anche Portogallo e Grecia.

Riportare il più possibile tutta la produzione industriale che abbiamo lasciato alla Cina  e riportarla in questo nuovo mercato  con incentivi e sgravi fiscali.

Inoltre questa alleanza economica così costituita potrebbe avere come capo fila Italia e Spagna per lo sviluppo e gli investimenti in Africa. Con il Mediterraneo come porta principale di entrata.

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La nuova restrizione dell'uso del contante

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USO CONTANTE RESTRIZIONE -  La nuova restrizione dell'uso del contante fissato a 1000 euro e poi alzato a 2000 euro. NON SERVE PER COMBATTERE L'EVASIONE MA COLPISCE SOLO IL CETO MEDIO-BASSO, GIOVANI ED ANZIANI!           

Restrizione uso del contante per combattere l’evasione fiscale. Strumento efficace?                                   

Per combattere l’evasione ci vogliono altri sistemi ed altre procedure sempre conseguenti ad una profonda riforma tributaria così come da noi proposta!

Riflessioni veloci sul punto:

Soluzione alternativa 

DEDUZIONE DI TUTTI I COSTI - Possibilità da parte di qualunque soggetto di dedurre tutte le spese e costi quali ricevute, fatture, ticket etc, etc di qualsiasi tipo, anche non inerenti alle attività svolte dagli stessi soggetti. Per esempio, un lavoratore dipendente potrà dedurre come spesa la fattura dell’idraulico. Se io posso dedurre chiedo sicuramente la fattura e l’idraulico la emette e paga iva ed imposte.

Con questo sistema diventa ininfluente il mezzo di pagamento perché ho realizzato il controllo a monte. L’impressione è che questa misura sia più punitiva e demagogica ed agli effetti pratici avrà scarsissima efficacia per quello per cui si propone e cioè la lotta all’evasione!

Ma si pensa veramente che così possiamo fermare i grandi evasori, la mafia, i trafficanti etc etc? La lotta senza confine e pietà deve essere fatta al riciclo delle grandi transazioni internazionali. Lì bisogna intervenire, bloccare i paradisi fiscali, colpire la commistione mafia – economia. Uno stato moderno deve concentrarsi su questi punti!

Rendere tutto fatturabile

Bisogna andare a monte, capire la nostra reale situazione: abbassare le tasse, rendere deducibili spese e costi etc etc. In altre parole quando abbiamo creato un sistema nel quale tutto viene fatturato con possibilità di dedurre per tutti, il sistema di pagamento diventa la cosa meno importante! Considerando che comunque, ad oggi, nella situazione attuale il limite dei 2000 euro è una misura ridicola, inadeguata e “colpisce” solamente le persone oneste che lavorano e producono nel sano circuito della nostra economia e quindi colpisce anche la stessa economia!

La cosa che irrita di più è che i mafiosi ed i grandi evasori si stanno facendo delle grasse risate su questo limite dei 2000 euro! 

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Che cosa è la ZES

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ZES ZONA ECONOMICA SPECIALE - In diversi Paesi del mondo le ZES sono utilizzate da anni, alcuni hanno addirittura quasi “istituzionalizzato” tale strumento, estendendolo a gran parte del territorio nazionale. Ma cos'è esattamente la ZES? 

ZES: Zona Economica Speciale

La ZES (Zona Economica Speciale) è di fatto un’“arma” per poter invogliare imprese a investire in un territorio offrendo incentivi fiscali, agevolazioni burocratiche e per attenuare il costo del lavoro. A tutto questo va sommata la vicinanza e la disponibilità di un'efficiente ed efficace sistema infrastrutturale ubicato nelle immediate vicinanze. In genere un aeroporto, un porto, con ferrovie e strade facilmente raggiungibili.

Con Legge L.12 agosto 2017 n.123 è stata introdotta in Italia per tutti i porti del Sud. Ma fatta la legge poco si è fatto (anzi direi nulla) per incentivare e stimolare la creazione e la nascita di queste Zone che potrebbero attrarre tantissimi investimenti nazionali ed internazionali. A parte la questione del risparmio fiscale per le imprese, pensiamo solo la posizione dell’Italia nel Mediterraneo. 

Per esempio la ZES interessa 14 dei 550 comuni della Campania e le superfici interessate si estendono in misura prevalente nelle zone retroportuali di Napoli e Salerno, per proiettarsi puntualmente nelle realtà più interne come Marcianise, Nola e Acerra. 

Comprendiamo il funzionamento della ZES

Per capire bene il funzionamento della ZES vediamo ad esempio come sono strutturate le ZES a Rotterdam ed a Tangeri. 

ROTTERDAM  

L’Autorità Portuale di Rotterdam ricopre il ruolo di precursore. Si tratta di PortXL, un incubatore di start-up innovative con un programma d’attività incentrato specificamente sul porto e sulle industrie collegate allo scalo portuale olandese. Il nuovo incubatore si propone di ricercare nuove imprese nei settori dei trasporti e della logistica, dell’energia, della chimica, della raffinazione e del trasporto marittimo. Con PortXL si possono scoprire start-up e collegarle con aziende di rilievo introducendole in una vasta rete di esperti del settore. Con questo progetto il porto può attrarre un maggior numero di attività innovative nella regione e mostrare ciò che ha da offrire.

La strategia adottata dal porto di Rotterdam delinea un nuovo percorso di crescita dello scalo, non  più visto come mera infrastruttura, bensì come fulcro di attività economiche, non solo di tipo logistico e trasportistico, ma che proiettano il Paese verso nuovi traguardi di innovazione e “smart”. I primi 10 anni si pagano delle imposte dirette molto basse.

TANGER MED 

Si trova in una posizione strategica a 14 km dalla Spagna e sulla via di passaggio tra Asia, Europa e America; è circondato da una zona franca di attività industriali e logistiche. Tanger Med non è solo porto: è una piattaforma logistica ed industriale di livello intercontinentale interamente gestita dalla Tanger Med special Agency (TMSA).

Tanger Med è anche una Grande Piattaforma Industriale (GIP) che comprende:

-una zona franca logistica (MedHub) che prevede  vantaggi fiscali e doganali. Nel 2016 dopo Adidas e 3M anche Decathlon ha deciso di insediarsi qui occupando un'area di oltre 20 mila metri quadri di magazzini, che renderà il centro logistico di Decathlon a Tangeri il secondo più grande al mondo, dopo quello di Singapore, che movimenta tutta la merce destinata ai mercati asiatici;

-una zona franca industriale (Tanger Free Zone), una zona franca di attività polivalente orientata all’esportazione presso la quale operano 650 imprese e 50 mila lavoratori;

-una piattaforma dedicata al settore automobilistico (Tanger Automotive City) che comprende il complesso industriale “Renault-Nissan”, uno degli investimenti più importanti nel Mediterraneo, che gestisce anche il Terminal veicoli del porto. Sono inoltre presenti un centinaio di fornitori internazionali (Denso, Leoni, Delphi, Sumitomo ecc.), che fanno del Marocco il più grande produttore di veicoli della regione MENA.

È poi presente una zona dedicata alle attività offshoring (Tetouan Shore) che è un outsourcing di servizi call center e che rappresenta un richiamo al nearshoring europeo con un’area di 28 ettari, un investimento complessivo di 120 mln€ e la creazione di complessivi 12 mila posti di lavoro.

Procedure doganali

Tanger Med prevede speciali procedure doganali, amministrative e sociali:

L’insediamento imprenditoriale è anche facilitato dalla presenza di nuove infrastrutture, ampi spazi per lavorare le merci ed efficienti collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali.

La ZES - Zona Economica Speciale dell’Italia

In ITALIA ecco la norma: Beneficio fiscale previsto dall’art.5 della L.12 agosto 2017 n.123

Credito d’imposta

Art.5 co.2

In relazione agli investimenti effettuati nelle ZES, il credito d’imposta di cui all’articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015 n. 208, è commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti entro il 31 dicembre 2020 nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 50 milioni di euro. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al medesimo articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208.

Le imprese beneficiarie devono mantenere la loro attività nell’area ZES per almeno  sette  anni dopo il completamento dell’investimento oggetto delle agevolazioni, pena la revoca dei benefici concessi e goduti.

Le imprese beneficiarie non devono essere in stato di liquidazione o di scioglimento.

Ulteriori vincoli che si intendono prevedere

Il riconoscimento delle agevolazioni fiscali è soggetto alle seguenti limitazioni:

Dal punto di vista doganale i vantaggi per le imprese consistono nella velocizzazione delle procedure e nelle agevolazioni doganali di natura sospensiva riguardanti, ad esempio, i dazi e l'IVA.

Ulteriore riflessione

Bisogna precisare che  ancora nulla di concreto si è fatto per rendere operativa questa legge in Italia e poi come al solito ci annodiamo su norme contorte e difficili!!!

MA COSA CI VUOLE A SCRIVERE COME FANNO GLI ALTRI : PER DIECI ANNI PAGHI IMPOSTE RIDOTTE SE INVESTI IN QUESTE ZONE E SE PORTI INVESTIMENTI TECNOLOGICI ED INDUSTRIALI (perché il credito d’imposta)? Perché sempre dobbiamo creare la giungla delle interpretazioni e dei nodi? Abbiamo visto Rotterdam (Olanda) e Tanger… Ma cosa ci vuole?

USIAMO ANCHE LA PAROLA ESENZIONE LIMITATA NEL TEMPO così come fanno gli altri! CHIAREZZA, SEMPLICITA’, APPROCCIO CONCRETO E PRATICO!!!

Pensate Tanger in mezzo al deserto cosa è riuscita a fare; ma vi immaginate in ITALIA CHE INDOTTO ESTERNO CI SAREBBE INTORNO ALLA ZE!!!

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Massimiliano Sammarco e la posizione dei paradisi fiscali sulla Russia

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MASSIMILIANO SAMMARCO PARADISI FISCALI - In questi giorni si parla tantissimo di blocco e congelamento dei patrimoni dei grandi “imprenditori” russi! C’è un problema però, alcuni paesi occidentali europei e non, hanno delle strutture legali fiscali che per decenni hanno consentito la possibilità di nascondere grandissimi patrimoni attraverso sofisticati sistemi di anonimato, titoli al portatore, trust e paradisi fiscali. Come risolvere questo problema per rendere più efficaci le sanzioni?

Sistema tributario olandese

Per capire meglio di cosa stiamo parlando vediamo, per esempio, il sistema tributario olandese (che si può anche leggere anche Irlanda, Lussemburgo, Malta, poi Svizzera e Regno Unito):

a) possiede un sistema per cui lo Stato può direttamente trattare la tassazione dei grandi gruppi che decidono di stabilirsi sul territorio olandese (per questo ci sono tantissime multinazionali, il cui elenco è lunghissimo);

b) la BV è una società holding che secondo le norme interne non viene tassata sui dividendi e plusvalenze che riceve dalle sue partecipate ovunque residenti nel mondo;

c) negli anni 80,90 e parte del 2000 le Antille Olandesi sono state il terminal di arrivo di tutti i fondi, dividendi, plusvalenze, utili che provenivano dalla BV;

In altre parole si costituiva la BV, il socio della BV era una scatola vuota nelle Antille Olandesi, cioè una società con titoli al portatore che venivano poi depositati in un trust (sempre nelle Antille Olandesi) con Beneficial Owner (ultimo proprietario) del quale non si poteva conoscere mai l’identità. Dunque la BV riceveva i dividendi e le plusvalenze come detto nel punto b) non pagava imposte in Olanda e ridistribuiva i dividendi alla società nelle Antille Olandesi dove a sua volta non si pagavano imposte e quindi il Beneficial Owner si creava la sua cassaforte locale e da lì con lo stesso strumento poteva reinvestire in altre attività nel mondo.

d) A partire dalla metà degli anni 2000 ECOFIN ed UE hanno cominciato a stringere un po' la mano su queste operazioni ma la trattativa segreta sulla tassazione delle multinazionali e la BV (con l’esenzione sui dividendi e le plusvalenze) sono ancora lì come in Lussemburgo, Malta, Irlanda, Regno Unito e Svizzera.

Siamo sicuri che in queste condizioni saremo realmente in grado di congelare e bloccare tutti i fondi russi senza la piena collaborazione di questi paesi?

La UE deve aiutare Olanda, Lussemburgo, Irlanda, Malta ed anche Regno Unito e Svizzera a trovare i soldi di Mosca

I protettorati di questi paesi, nei vari arcipelaghi esotici del mondo, continuano a lavorare tranquillamente con le banche di tutto il mondo. I trust sono lì ed i titoli al portatore anche!

Per decenni quindi la ricchezza dell’Olanda&co si è basata sull’essere un paradiso fiscale legalizzato nella UE!!! Attività che, come si vede, sono pratiche evasive previste da specifici accordi statali con i loro protettorati e non! 

Ricordate i Panama Papers. L’inchiesta ha messo in fila operazioni, in alcuni casi al limite della legalità, messe in atto da 14 società internazionali incaricate da clienti facoltosi nel gestire capitali miliardari. Nella maggior parte dei casi l’attività principale è stata creare strutture «offshore» e «trust» in paradisi fiscali come Panama, Dubai, Isole Cayman e in paesi dove la riservatezza mette al riparo da controlli fiscali, come Monaco e Svizzera.

Le carte di cui il consorzio è venuto in possesso sono 12 milioni di documenti, ottenuti da 14 compagnie di servizi finanziari in Paesi come le isole Vergini britanniche, Panama, Belize, Cipro, Emirati Arabi Uniti, Singapore e Svizzera.

In alcuni casi ci sarebbero gli estremi per accuse di corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale; ma nella maggior parte dei casi, secondo la «Bbc», i documenti dimostrerebbero l'utilizzo di società segrete per acquistare beni — anche in modo legale — di nascosto, nel Regno Unito e altrove.

Sarebbero 95 mila le società offshore dietro questi acquisti, ad evidenziare un fallimento del governo di Londra nel predisporre un registro delle proprietà offshore nonostante gli annunci. E qui possiamo anche leggere Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Svizzera.

Una citazione a sé anche  la Svizzera che continua ad essere il più grande Paradiso Fiscale “autorizzato” nel cuore dell’Europa!

Quindi siamo sicuri che in queste condizioni saremo realmente in grado di congelare e bloccare tutti i fondi russi senza la piena collaborazione di questi paesi?

Forse il sequestro di una barca potrebbe solo far sorridere un “imprenditore” russo.

Meno tasse, ma per tutti: la rivoluzione liberale nel manifesto fiscale

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RIVOLUZIONE FISCALE - Per l’Italia quella delle riforme fiscali ed economiche non è solo una necessità non più rimandabile, è una grande sfida e un nodo da sciogliere per il futuro del Paese. La rivoluzione fiscale che proponiamo dovrebbe muoversi sul doppio binario pubblico-privato. Il pubblico interviene nelle grandi opere, mentre il privato entra con le sue attività imprenditoriali a sostegno dello Stato e per realizzare progetti industriali innovativi che creino occupazione e cultura e redistribuiscano ricchezza tra i cittadini.

Rivoluzione fiscale in Italia

Considerando la situazione critica in cui versa il Paese, diventano urgenti misure e scelte eccezionali per trasformare definitivamente l’Italia in una nazione moderna e all’altezza delle sue possibilità. Queste riforme non devono guardare all’immediato, al presente, ma a uno sviluppo futuro con una visione inclusiva e produttiva (una riforma lenta - passo dopo passo - ma costante nel tempo, che cambi completamente le radici dell’impianto tributario). 

Il principio ispiratore è quello dell’investimento, dello Stato che fa ciò che l’impresa da sola non può fare e che promuove innovazione: se attiro attività sul territorio con incentivi fiscali a breve termine, a lungo termine creerà un indotto economico di crescita e di ricchezza (non solo economica ma soprattutto culturale). Con un piano così strutturato anche le imprese straniere potranno decidere di stabilirsi in Italia.

Da tempo, troppo tempo ormai, l’Italia è priva di una guida politico-economica forte, che decida e realizzi le grandi riforme che possono mettere in marcia una crescita costante per quella rete infinita di PMI che rappresentano -non scordiamolo mai- la linfa vitale del sistema produttivo italiano. 

Il trend degli altri Paesi

Negli altri Paesi occidentali il trend è inverso: burocrazia semplice, tassazione equa, incentivi e aiuti alle imprese sul mercato nazionale e internazionale, vero fisco amico, possibilità di interloquire con qualsiasi apparato e livello dello Stato senza attendere decenni, legislazione chiara e immediatezza nel modificare indirizzi e norme a seconda delle nuove situazioni che si presentano nel mercato.

Ma è proprio oggi, quando il Covid ha messo in luce le nostre debolezze, che dobbiamo creare le condizioni per essere protagonisti e superare le nostre criticità di sistema. Le imprese cercano condizioni ottimali per poter investire e produrre: servono incentivi per chi assume, per chi porta nuova tecnologia e know how sul territorio; serve una diversa tassazione, con aliquote più basse rispetto a quelle ordinarie, per chi vende sul mercato internazionale; serve la possibilità di operare anche come un holding di partecipazione per tutte le proprie succursali nel mondo e quindi anche in questo caso con un trattamento differente rispetto alla normale tassazione dei dividendi ricevuti da succursali straniere. 

E poi ancora: le infrastrutture ed i collegamenti sono fondamentali per la crescita economica di un’area geografica. Dal primo gennaio 2018 c’è una legge in vigore in Italia che riguarda la Zona speciale economica, che interessa tutti i porti del Sud Italia, scritta e realizzata sui modelli delle zone franche di Barcellona, Rotterdam, Suez. Ma nessuno lo sa e la cosa più grave è che nessuno fa niente per portare avanti questi progetti! Una legge fatta e scritta benissimo che però nella realtà non trova applicazione per l’incompetenza e il disinteresse delle parti in gioco. 

Meno pressione fiscale. Quindi meno nero, quindi pagano tutti, quindi lo stato incassa di piu’

Uno Stato illuminato deve anche semplicemente capire perché un'impresa trasferisce la sua sede all’estero e poi provare a ricreare in Italia quelle stesse condizioni -o anche di migliori- economico-giuridiche che l’impresa ha trovato all’estero.

Se poi in Italia si pensasse davvero ad abbassare le tasse, con uno schema fiscale più equo, si contribuirebbe a risolvere il problema del nero e dell’evasione e si lascerebbero maggiori risorse ai privati per rilanciare i consumi: con aliquote più basse, tutti pagano e lo Stato incassa di più!

MENO PRESSIONE FISCALE quindi MENO NERO, quindi PAGANO TUTTI, quindi lo STATO INCASSA DI PIÙ

Le proposte per una rivoluzione fiscale

Queste le proposte per una rivoluzione fiscale che liberi l’impresa e generi ricchezza:

1) IMPOSTA SUL REDDITO DELLE SOCIETÀ

Aliquota generale al 15%; creazione dell’istituto del TAX RULING e di APA, cioè la possibilità di trattare con il fisco le aliquote all’inizio dell’attività delle imprese per 5/10 anni; le aliquote per le nuove attività vengono negoziate, trattate e decise preventivamente con l’amministrazione tributaria (a titolo di esempio molto generale: il primo anno un’aliquota dell’imposta sulle società potrebbe essere del 2%, 3% o 4%, e poi via via crescendo a secondo del business e/o del fatturato, e/o degli utili, delle perdite, degli investimenti e dell’andamento del mercato, etc etc). In ogni caso verranno ulteriormente premiati la ricerca, lo studio, lo sviluppo scientifico e le nuove tecnologie. Non sarà previsto nessun altro tipo d’imposta diretta o indiretta sulle società. Altri incentivi potranno essere regolati in caso di assunzione con contratti a tempo indeterminato.

2) IVA 

 Aliquota generale al 15% (per far aumentare i consumi)

3) IMPOSTA SUL REDDITO SULLE PERSONE FISICHE

Aliquota per i redditi da:

4) IMPOSTA PATRIMONIALE

Imposta sul patrimonio prevista su un totale di asset in proprietà (titoli, immobili, etc etc) di un valore pari o superiore a 5.000.000 di euro con un’aliquota dello 0,5% (esclusa da questa imposta patrimoniale e quindi dal calcolo è la prima casa in proprietà).

5) INCENTIVI PER INVESTIMENTI ALL’ESTERO DELLE SOCIETÀ ITALIANE

Per tutte le società italiane che investono all’estero esenzione totale d‘imposta sui redditi ricevuti dalle partecipate e/o stabili organizzazioni estere quali: dividendi; interessi; plusvalenze; canoni. Le partecipate estere e le stabili organizzazioni non dovranno essere residenti nei paradisi fiscali. Le attività estere dovranno riguardare i seguenti settori: produzione industriale, di ingegneria, di progettazione, ricerca e sviluppo scientifico ed esportazione del made in Italy (escluse tutte le attività bancarie, finanziarie e simili).

6) HOLDING ITALIANE, SOCIETA`DI PARTECIPAZIONE ITALIANA (SPI)

Possibilità per gli investitori esteri di costituire in Italia società di partecipazione finanziaria ed industriale con i seguenti vantaggi e condizioni. Il socio straniero della SPI non deve essere residente in un paradiso fiscale; i redditi della SPI provenienti da attività al di fuori del territorio italiano (escluso i paradisi fiscali) sono esenti quali dividendi, interessi, plusvalenze, canoni. I redditi invece prodotti dalla SPI in Italia saranno tassati secondo le norme generali interne sopra citate al punto 1. Potrebbe anche essere prevista una norma specifica per i manager stranieri che si trasferiscono in Italia a lavorare per la SPI – quindi che non sono mai stati residenti prima in Italia – che fissa un'aliquota, per esempio, del 15% per 4 anni su tutti i redditi da loro percepiti come persone fisiche sia in Italia che all’estero.

Con riferimento alla distribuzione dei profitti dalla SPI al socio straniero, non sarà prevista nessuna ritenuta alla fonte indipendentemente dalle previsioni normative delle convenzioni, per evitare la doppia imposizione firmate. Le attività estere dovranno riguardare: produzione industriale, progettazione, ingegneria, ricerca scientifica, esportazione (escluse tutte le attività bancarie, finanziarie e simili).

7) DEDUZIONE DI TUTTI I COSTI 

Possibilità da parte di qualunque soggetto di dedurre tutte le spese e costi quali ricevute, fatture, ticket etc,etc di qualsiasi tipo, anche non inerenti alle attività svolte dagli stessi soggetti (per esempio, un lavoratore dipendente potrà dedurre come spesa la fattura dell’idraulico: se io posso dedurre chiedo sicuramente la fattura e l’idraulico la emette e paga iva ed imposte).

8) CONTENZIOSO – ACCERTAMENTO FISCALE 

Azzerare tutto il contenzioso in corso con la possibilità di chiuderlo con aliquote crescenti dal 5% al 20%, a seconda del volume degli importi contestati. Verrà costituito un albo professionale di mediatori fiscali: tali professionisti avranno la funzione di mediare e risolvere i conflitti fra l’amministrazione tributaria ed il contribuente per tutti i contenziosi fiscali fino ad un valore massimo di 1.000.000 euro. LOTTA SENZA SOSTA E CONFINE CONTRO I GRANDI EVASORI (mafie, riciclaggio di denaro sporco) con la previsione di pene ancora più severe.

9) PLUSVALENZE SULLE OPERAZIONI DI BORSA (CAPITAL GAIN) 

L’aliquota generale sulle plusvalenze realizzate e relative a tutte le operazioni di borsa sarà pari al 20%.

10) CONDONO TOMBALE dei CAPITALI ALL’ ESTERO 

Definitivo condono tombale per far rientrare i capitali italiani depositati in conti cifrati esteri e/o in paradisi fiscali, con un'aliquota pari al 15% del totale dell’importo condonato e rientrato in Italia.

11) OBBLIGO DI TRASPARENZA DELLE BANCHE ITALIANE E DELLE LORO CONSOCIATE ESTERE – TASSAZIONE

Tutte le banche italiane dovranno presentare i bilanci completi e consolidati di tutte le loro partecipate, consociate e fiduciarie estere anche se non detenute direttamente. Inoltre, dovranno essere specificati tutti i nomi dei titolari italiani di conti correnti nelle suddette partecipate e consociate; ivi compresi anche i conti correnti aperti indirettamente in altre entità bancarie estere con la collaborazione, partecipazione e consulenza delle succursali, consociate e fiduciarie italiane estere (con particolare riguardo ai paradisi fiscali). L’aliquota generale sui redditi prodotti dalle banche ed enti creditizi in Italia ed all’estero sarà pari al 30%.

12) ELIMINAZIONE dei SUSSIDI

Abrogare, azzerare ed eliminare qualsiasi tipo di assistenza e-o sussidio statale. Resta altresì implicita la necessità di aumentare in modo esponenziale gli aiuti statali a tutti gli operatori economici per la ripartenza post-covid .

13) UNIVERSITA’ 

I fondi verranno destinati all’Università con focus su innovazione, sviluppo e ricerca scientifica. Si adegueranno di conseguenza gli stipendi di tutti gli operatori universitari secondo un principio meritocratico. Si stabiliranno programmi per professori e ricercatori stranieri su grandi progetti scientifici da sviluppare in Italia (da collegare anche alla SPI al punto 7) in stretto collegamento con il mondo privato ed imprenditoriale.

14) PAGAMENTI – BANCHE 

Abrogazione di tutte le norme di restrizione valutarie – legali sui pagamenti e versamenti in denaro contante sia in Banca che in relazione a tutte le transazioni commerciali.

15) ZES

Rendere finalmente esecutiva la Legge che ha creato le Zone Speciali Economiche per i porti del Sud. Queste zone speciali consentono di operare con incentivi fiscali convenienti e possono attrarre investimenti stranieri. Creazione ad hoc di un comitato scientifico per la realizzazione di tale progetto, indipendente dalle varie autorità portuali con potere assoluto decisionale.

16) WEB TAX 

Ritenuta a titolo d’imposta in Italia del 15% su tutti i pagamenti effettuati ai grandi gruppi del web dai soggetti residenti in Italia.

17) Nuova disciplina dei REATI in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto

Contemporaneamente alla riforma fiscale vanno di pari passo inasprite ed aumentate tutte le pene relative ai reati per evasione fiscale.

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EXPO 2030 ROMA

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EXPO 2030 ROMA - Ci aspetta una grande sfida per Roma; anche quella delle riforme fiscali ed economiche è una grande sfida nella grande sfida. 

Il fulcro su cui si muove tale riforma fiscale è il doppio binario del pubblico e del privato; il pubblico riqualifica i quartieri periferici (scuole, trasporti, verde, luoghi d’incontro, etc) il privato entra con le sue attività imprenditoriali a sostegno del pubblico ma anche per realizzare progetti industriali innovativi che creano occupazione, aiutano la cultura e redistribuiscono ricchezza tra i residenti. Localizzare, quindi, nelle periferie luoghi e spazi per le imprese, per le start up, per i poli tecnologici, per la ricerca delle Università e  per la formazione! Incentiviamo, Attiriamo e Costruiamo.

EXPO 2030 ROMA

Roma Capitale può (o deve) chiedere al Governo centrale più autonomia gestionale (quindi anche legislativa) per rilanciare l’economia della città.

Considerando la situazione critica e tragica in cui si trova l’amministrazione capitolina si richiedono misure straordinarie e riforme straordinarie per trasformare Roma anche e soprattutto in una città moderna ed imprenditoriale (cominciando ad eliminare quella sua immagine Palazzinara che ci condanna da decenni).

Queste riforme devono guardare non a domani ma ad uno sviluppo di decenni a futuro con una visione moderna, inclusiva e produttiva. EXPO 2030 può essere il punto progettuale di partenza.

Il principio ispiratore è quello dell’investimento: se attiro attività sul territorio con incentivi fiscali a breve termine, a lungo termine creo un indotto economico di crescita e di ricchezza (non solo economica ma soprattutto culturale).

Con un piano così strutturato anche le imprese straniere potranno decidere di stabilirsi a Roma.

La gestione e l’attuazione di tali riforme dovrà essere gestito da un assessorato tecnico (comitato scientifico) con un grande potere decisionale autonomo. Questo sarebbe formato da professionisti in grado anche (e quindi con poteri ) di snellire tutta la burocrazia. Per esempio un ufficio unico per le Imprese che si stabiliscono a Roma).

Le proposte fiscali per rendere possibile EXPO 2030 Roma

Le proposte fiscali per questo nuovo risorgimento di Roma potrebbero essere (in alternativa o insieme):

1)  Dare la possibilità di trattare con il Fisco le aliquote all'inizio attività delle imprese per 5 - 10 anni

Le aliquote per le nuove attività vengono negoziate, trattate e decise previamente con l’amministrazione tributaria (a titolo di esempio molto generale. Il primo anno un'aliquota dell’imposta sulle società potrebbe essere del 2% (o 3 o 4 ....) e poi via via crescendo a secondo del business e-o fatturati e-o utili, perdite, investimenti e andamento del mercato etc etc). In ogni caso verrà ulteriormente premiata la ricerca, lo studio, lo sviluppo scientifico e le nuove tecnologie.

2) Incentivi per investimenti all'estero delle società italiane (che hanno la sede legale ed operativa nel comune di Roma)

Per tutte le società italiane che si stabiliscono nei territori di Roma Capitale e che investono all’estero esenzione totale d'imposta sui redditi ricevuti dalle partecipate e-o stabili organizzazioni estere quali:

  • Dividendi
  • Interessi
  • Plusvalenze
  • Canoni

Le partecipate estere e le stabili organizzazione non dovranno essere residenti nei paradisi fiscali. Le attività estere dovranno essere di: produzione industriale, di ingegneria, di progettazione, ricerca e sviluppo scientifico ed esportazione del made in Italy (escluse tutte le attività bancarie, finanziarie e simili).

3) Holding italiane, società di partecipazione italiana (SPI)

Possibilità per investitori esteri di costituire a Roma  società di partecipazione finanziaria ed industriale con i seguenti vantaggi e condizioni:

- il socio straniero della SPI non deve essere residente in un paradiso fiscale

- i redditi della SPI provenienti da attività al di fuori del territorio italiano (escluso i paradisi fiscali ) sono esenti quali:

I redditi invece prodotti dalla SPI a Roma (quindi in Italia ) saranno tassati secondo le norme generali interne sopra citate al punto 1). Potrebbe anche essere prevista una norma specifica per i manager stranieri che si trasferiscono in Italia a lavorare per la SPI - quindi che non sono mai stati residenti prima in Italia - che fissa un'aliquota fissa, per esempio, del 15% per 4 anni su tutti i redditi da loro percepiti come persone fisiche sia in Italia (Roma) che all’estero).

Con riferimento alla distribuzione dei profitti dalla SPI al socio straniero non sarà prevista nessuna ritenuta alla fonte indipendentemente dalle previsioni normative  delle convenzioni per evitare la doppia imposizione firmate. Le attività estere dovranno essere: di produzione industriale, di progettazione, di ingegneria, di ricerca scientifica ed esportazione. (escluse tutte le attività bancarie, finanziarie e simili)

4) Zes

Queste zone speciali consentono di operare con incentivi fiscali convenienti e quindi possono anche loro attrarre investimenti stranieri.

La ZES (Zona Economica Speciale) è di fatto un’“arma” per poter invogliare imprese a investire in un territorio offrendo incentivi fiscali, agevolazioni burocratiche e per attenuare il costo del lavoro. A tutto questo vanno sommate la vicinanza e la disponibilità di un'efficiente ed efficace sistema infrastrutturale ubicato nelle immediate vicinanze, in genere un aeroporto, un porto, con ferrovie e strade facilmente raggiungibili.

In diversi Paesi del mondo le ZES sono utilizzate da anni, alcuni hanno addirittura quasi “istituzionalizzato” tale strumento, estendendolo a gran parte del territorio nazionale.  

Con Legge L.12 agosto 2017 n.123 è stata introdotta in Italia per tutti i porti del Sud. Ma fatta la legge poco si è fatto (anzi direi nulla) per incentivare e stimolare la creazione e la nascita di queste Zone che potrebbero attrarre tantissimi investimenti nazionali ed internazionali (a parte la questione del risparmio fiscale per le imprese  pensiamo solo la posizione dell’Italia nel Mediterraneo ). Roma Capitale potrebbe chiedere l’estensione di tale legge anche a tutti i territori e quartieri periferici da riqualificare, servendo quindi i vari porti ed interporti del Lazio.

Roma può e deve farcela! 

Immaginiamo di presentare tutti questi progetti nel 2030: un sogno? Forse ma tante volte i sogni diventano realtà basta volerlo!

Roma: storia, cultura, tradizione, impresa, modernità!

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