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La tecnologia blockchain per il settore vinicolo: un grande potenziale ancora inespresso

22 Febbraio 2022
- Di
Viola
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Tempo di lettura: 4 minuti

BLOCKCHAIN SETTORE VINICOLO - Uno dei maggiori interessi del ventunesimo secolo è la blockchain. Si tratta di una struttura insieme di tecnologia sotto forma di catena a blocchi che permette di effettuare transazioni attraverso tutti i nodi della rete. Le principali caratteristiche della blockchain sono 7:

  • digitalizzazione
  • decentralizzazione 
  • tracciabilità dei trasferimenti 
  • disintermediazione
  • trasparenza e verificabilità
  • immutabilità del registro 
  • programmabilità dei trasferimenti 

La blockchain è una tecnologia molto versatile che permette di essere impiegata in numerosi settori, tra cui quello vinicolo. 

Le esperienze di utilizzo della tecnologia blockchain nel settore vinicolo 

La prima applicazione della tecnologia blockchain al settore vinicolo risale al 2017. A realizzarla in Italia la collaborazione tra EY Italia e la startup EZLAB per la cantina pugliese Placido Volpone.

Poi nel 2019 è stata la volta della tecnologia My Story sviluppata dall’ente certificatore internazionale DNV GL e adottata dalle cantine Michele Chiarlo in Piemonte, Ricci Curbastro in Franciacorta, Ruffino nel Chianti Classico e Torrevento in Puglia.

Nel 2020 è stata la volta della piattaforma VinAssure che integra la Blockchain Transparent Supply di IBM (già utilizzata in altre filiere alimentari e non) con l’algoritmo di eProvenance, società specializzata nel monitoraggio della catena distributiva del vino per valutare l’evoluzione del profilo qualitativo del prodotto. L'importatore americano Selections de Maisons e le cantine Ste ha adottato VinAssure. Michelle Wine Estate (USA) ed Maison Sichel (Bordeaux)l

Ultimi in ordine di tempo l’azienda piemontese Vigneti Massa. Ha adottato il sistema Nestgate sviluppato da Guala Closures in cui nel tappo viene integrato un sensore basato sulla tecnologia Nfc – Near field communication, utilizzabile tramite smartphone.

Ogni volta che queste piattaforme sono state presentate al mercato sui media più o meno specializzati si è parlato della tecnologia blockchain come della rivoluzione copernicana che si sarebbe diffusa rapidamente ed avrebbe cambiato per sempre il settore vinicolo.

Ad oggi però i casi citati sopra sono rimasti episodi isolati, malgrado riguardino cantine conosciute per fama e dimensioni.

Le cose però potrebbero cambiare per l’accelerazione nella familiarizzazione delle persone con le tecnologie digitali conseguente alla pandemia di COVID-19. La maggior parte delle piattaforme utilizza il QR code in etichetta, e per gli effettivi vantaggi che può portare l’adozione della blockchain nel risolvere alcuni problemi del settore vinicolo 

Vino e blockchain: quali sono i vantaggi

Garantire la provenienza di un vino

Il primo e più immediato vantaggio dell’adozione della tecnologia blockchain nel settore vitivinicolo è la garanzia della provenienza del vino dalla cantina che lo adotta.

Una garanzia importante considerando che il valore del mercato di vini falsi viene stimato in 3 miliardi di dollari all’anno negli Usa e di 2,3 miliardi di euro nell’Unione Europea.

Le cantine più danneggiate sono quelle che producono i vini da collezione con lungo invecchiamento. Si tratta di un segmento che in Italia ha una rilevanza limitata ma che muove fatturati significativi in USA e Asia. Soprattutto un segmento in cui negli ultimi anni è cresciuta la presenza ed il fatturato delle cantine italiane. Ovviamentre grazie al riconoscimento sempre più diffuso della qualità dei nostri vini.

Nel momento in cui il produttore utilizza una piattaforma blockchain chiunque acquisti una bottiglia, intermediario o collezionista che sia, più verificare in modo rapido e semplice l’effettiva provenienza da quella cantina.

Per dare un’idea della rilevanza del problema basta ricordare il caso del collezionista indonesiano Rudy Kurniawan. Fu condannato negli USA nel 2012 a 7 anni di prigione per aver scambiato su quel mercato bottiglie false di vini famosi (la sua specialità era la tenuta borgognona Domaine de la Romanée Conti). Reato commeso per svariati milioni di dollari tra il 2004 e 2012. La stima esatta è impossibile da fare. Questo perché molti acquirenti preferiscono non denunciare il “problema”, ma in sole due aste Kurniawan vendette falsi vini Domaine de la Romanée Conti per 35 milioni di dollari.

Secondo l’osservazione degli esperti che si occupano di questo tipo di contraffazioni, il problema negli ultimi due anni è aumentato. Si è allargato anche a vini non da collezione e di annate recenti di prezzo medio (intorno ai 20 euro a bottiglia). Destinati questi alla crescita del consumo domestico e degli acquisti on line legati alla pandemia.

Informazioni garantite dalla cantina al consumatore

Un secondo vantaggio della tecnologia blockchain è quello di poter trasmettere informazioni garantite lungo la filiera distributiva, dalla cantina al consumatore finale.

In questo senso è necessario ricordare che le informazioni garantite dalla catena sono dati inseriti nella blockchain non creati al suo interno. In altre parole, la blockchain non può garantire di per sé la veridicità delle informazioni inserite all’origine dalla cantina sulla tipologia del vino, caratteristiche dei vigneti e delle uve, processi produttivi, ecc… Detto in modo ancora più semplice: se la cantina dichiara come DOC un vino che non lo è, l’informazione, falsa, si trasmetterà inalterabile lungo la blockchain.

Ecco quindi l’utilità di associare l’utilizzo della blockchain ad una certificazione di un ente terzo. Un esempio il caso della piattaforma My Story di DNV GL e IBM. Le certificazioni di prodotto e processo realizzate dall’ente DNV GL si possono realizzare indipendentemente dalla blockchain. Ma tramite questa vengono trasferite sicuramente inalterate lungo la filiera e comunicate al consumatore finale.

La blockchain si rivela utile anche per una migliore gestione dei controlli di legge nel momento in cui permette di incrociare i dati inseriti dal produttore con quelli degli enti che realizzano la certificazione dei vini per conto dei Consorzi di Tutela.

In altre parole la blockchain può diventare uno strumento di stimolo e guida per la trasparenza lungo tutta la filiera. Uno strumento sia per verificare il rispetto di leggi e disciplinari, sia, soprattutto, per valorizzare i marchi delle cantine e dei Consorzi sul mercato.    

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